In un articolo del 2015 sul Cannabidiolo come Intervento sui Comportamenti di Dipendenza, la tossicodipendenza venne descritta come “una malattia cronica recidiva caratterizzata da un desiderio compulsivo di assumere droghe ed una perdita di controllo sul loro consumo” [1]. Le cose più comunemente associate alla dipendenza sono le droghe, la nicotina, l’alcool e il gioco d’azzardo, ma in realtà si può diventare dipendenti da qualsiasi cosa. Uno dei maggiori problemi del mondo d’oggi è infatti la dipendenza da oppioidi farmaceutici, benzodiazepine ed antidepressivi.
Da cosa viene causata la tossicodipendenza?
Le persone normalmente diventano dipendenti da qualcosa che li rende felici e crea una sensazione di euforia.
Pur di non dover avere a che fare con i sintomi d’astinenza o con lo ‘smaltimento dell’effetto’, le persone continuano a fare uso di ciò che li rende felici, senza considerare gli effetti dell’azione su se stessi e su coloro che hanno accanto. Si sostiene che la dipendenza possa essere di matrice genetica, ma per certo anche i fattori sociali hanno bisogno di essere tenuti in considerazione.
I sintomi della tossicodipendenza
In base al tipo di dipendenza i sintomi ed i segnali possono variare. Con la dipendenza fisica, il corpo delle persone inizia ad adattarsi alla droga o alla sostanza e si sviluppa tolleranza e dipendenza da essa. In base all’aumento della tolleranza, il tossicodipendente ha bisogno di una quantità sempre maggiore per ottenere lo stesso effetto. Una volta che il tossicodipendente decide finalmente di venirne fuori, iniziano a manifestarsi i sintomi d’astinenza, che potrebbero essere così pesanti, che spesso la persona decide di riprenderne l’uso. I sintomi variano dalla nausea alla diarrea, da dolori aggressivi a forti brividi di freddo, ecc.
Nel caso invece della dipendenza psicologica o emotiva, il dipendente crede veramente di aver bisogno della droga o della sostanza e che non potrebbe fare a meno di essa. Questi pensieri possono ossessionare il dipendente, non lasciando spazio ad altro, e la sostanza diventa l’obbiettivo primario dalla sua stessa vita.
Come può essere curata la tossicodipendenza?
Esistono molti tipi di trattamenti per la dipendenza, che variano da terapia e riabilitazione a farmaci ed educazione.
I ricercatori stanno ora iniziando a cercare nuove possibilità per curare la dipendenza con una terapia con cannabinoidi. Il Cannabidiolo (CBD), il secondo componente più conosciuto presente nella cannabis, si pensa possa regolare molti circuiti neuronali, come ad esempio il sistema glutamatergico e quello dopaminergico[2], molti dei quali sono associati alla tossicodipendenza. Oltre a ciò che è stato scoperto sul sistema endocannabinoide, che sia un gruppo di recettori cannabinoidi diffusi in tutto il corpo e nel sistema nervoso, esso influisce anche sull’acquisizione ed il mantenimento dei comportamenti compulsivi di ricerca della droga.[3].
Uno studio del 2012 ha evidenziato che il Cannabidiolo inibiva l’effetto gratificante della morfina nei ratti[4] e uno studio del 2017 dimostrò lo stesso fenomeno nei topi. Ciò significa che la parte del cervello che si attiva quando si fa uso di una sostanza che crea dipendenza viene anche attivata quando si assume CBD. Ciò implica che il cannabidiolo potrebbe potenzialmente essere una terapia alternativa per coloro che stanno cercando di curare la loro dipendenza da droga.
Un altro potenziale utilizzo del CBD nel trattamento per dipendenza da droga è quello di usarlo come palliativo per i sintomi d’astinenza. Il CBD è anche conosciuto per le sue proprietà allevianti del dolore e potrebbe aiutare le persone che soffrono di dolori ed emicranie causate dall’astinenza.[5]. Oltre a questo, il CBD possiede anche proprietà ansiolitiche[6] che potrebbero aiutare nel trattamento dell’ansietà che può essere collegata all’abuso di droga o dalla dipendenza.
Per le dipendenze da oppioidi, sono già stati condotti numerosi studi sugli effetti benefici dell’utilizzo del CBD come palliativo per i continui dolori cronici, dal momento che il CBD possiede un potenziale d’abuso veramente limitato, grazie al fatto che non presenta proprietà psicoattive[7]. C’è ancora molto che deve essere studiato su questo campo, sebbene tutto ciò che si conosce ad oggi sia già molto promettente.Bibliografia su cannabinoidi e tossicodipendenza[1]Prud’homme, M., Cata, R. and Jutras-Aswad, D. (2015). Cannabidiol as an Intervention for Addictive Behaviors: A Systematic Review of the Evidence. Substance Abuse: Research and Treatment.
[2] Prud’homme, M., Cata, R. and Jutras-Aswad, D. (2015). Cannabidiol as an Intervention for Addictive Behaviors: A Systematic Review of the Evidence. Substance Abuse: Research and Treatment.
[3]Prud’homme, M., Cata, R. and Jutras-Aswad, D. (2015). Cannabidiol as an Intervention for Addictive Behaviors: A Systematic Review of the Evidence. Substance Abuse: Research and Treatment.
[4]Katsidoni, V., Anagnostou, I. and Panagis, G. (2012). Cannabidiol inhibits the reward-facilitating effect of morphine: involvement of 5-HT1Areceptors in the dorsal raphe nucleus. Addiction Biology, [online] 18(2), pp.286-296.
[5]Russo, E. (2008). Cannabinoids in the management of difficult to treat pain. Therapeutics and Clinical Risk Management, [online] Volume 4, pp.245-259.
[6] Crippa, J., Derenusson, G., Ferrari, T., Wichert-Ana, L., Duran, F., Martin-Santos, R., Simões, M., Bhattacharyya, S., Fusar-Poli, P., Atakan, Z., Filho, A., Freitas-Ferrari, M., McGuire, P., Zuardi, A., Busatto, G. and Hallak, J. (2010). Neural basis of anxiolytic effects of cannabidiol (CBD) in generalized social anxiety disorder: a preliminary report. Journal of Psychopharmacology, [online] 25.
[7]Hurd, Y., Yoon, M., Manini, A., Hernandez, S., Olmedo, R., Ostman, M. and Jutras-Aswad, D. (2015). Early Phase in the Development of Cannabidiol as a Treatment for Addiction: Opioid Relapse Takes Initial Center Stage. Neurotherapeutics, [online] 12(4).