Cannabinoidi

Insieme di molecole che interagiscono con i recettori del sistema endocannabinoide

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Cannabinoidi

cannabinoidi sono un insieme di molecole che interagiscono con i recettori del sistema endocannabinoide . Ci riferiamo a loro come endocannabinoidi, dal momento che sono prodotti dal nostro organismo, come parte dei processi fisiologici. Tuttavia, sono denominati fitocannabinoidi quando sono di origine vegetale e cannabinoidi sintetici quando sono creati in forma artificiale in laboratorio.

Infografica sul funzionamento dei cannabinoidi

Endocannabinoidi

Gli endocannabinoidi sono molecole prodotte dal nostro organismo che agiscono come messaggeri attraverso i recettori cannabinoidi. I più importanti sono l’anandamide (AEA) e il 2-Arachidonil-glicerolo (2-AG), entrambi sintetizzati su richiesta (i cannabinoidi non vengono immagazzinati nel corpo, invece sono sintetizzati solo dove e quando il corpo lo richiede per un corretto funzionamento). D’altro canto, agiscono sui corrispettivi recettori e vengono scomposti attraverso l’enzima FAAH, tutti nello stesso luogo d’azione. Non agiscono in modo sistematico, ma lo fanno solo nell’esatta posizione del nostro corpo, dove è necessario un effetto concreto e selettivo, a seconda del tipo di cellula in cui vengono attivati i recettori endocannabinoidi.

Nell’ultimo anno è aumentata in maniera significativa la conoscenza sulle implicazioni dei cannabinoidi su differenti sistemi fisiologici. Il sistema endocannabinoide influisce sui tre sistemi basici della regolazione fisiologica: il sistema neurotrasmettitore, il sistema immunitario e il sistema endocrino.

Endocannabinoidi che sono stati studiati

  • Anandamida (AEA)
  • 2-Araquidonil-glicerol (2-AG),
  • Noladina
  • Virodamida
  • N-araquidonil dopamina

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Fitocannabinoidi della cannabis

Le varietà della pianta di Cannabis contengono circa 500 composti chimici differenti, dei quali approssimativamente un centinaio fanno parte della famiglia dei Fitocannabinoidi [1]. I più studiati, da un punto di vista terapeutico, sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il Cannabidiolo (CBD), anche se si sta iniziando ad investigare sugli altri cannabinoidi, come il Cannabinolo (CBN), la Tetraidrocannabivarina (THCV) o il Cannabigerolo (CBG), che stanno mostrando caratteristiche di potenziale interesse medico in diversi studi pre-clinici.

I cannabinoidi sono presenti nella pianta nella sua forma acida. In questo stato, il THC, per esempio, non possiede alcun effetto psicoattivo. A causa dell’applicazione di calore, essi subiscono un processo di decarbossilazione e passano in forma attiva.

Oltre ai cannabinoidi, esistono altri composti chimici nella pianta, con potenziale terapeutico. Si distinguono particolarmente i Terpenoidi, ai quali si attribuiscono le proprietà organolettiche della Cannabis [4]. Esistono anche altre famiglie di composti che non sono stati ancora studiati, come i Flavonoidi, gli alcaloidi, i fitosteroli, ecc.

Effetto Seguito dei cannabinoidi

La presenza di una quantità così alta di differenti composti nella pianta di cannabis può dare luogo a interazioni farmacologiche, sia di tipo sinergico che antagonistico. Studiando queste interazioni si è riusciti ad osservare che, sia in termini di efficacia che di tollerabilità, i trattamenti con preparati completi della pianta sono stati più promettenti, di quando venivano utilizzati cannabinoidi isolati. Questo effetto, denominato effetto “seguito” o “entourage”, venne descritto per la prima volta da Raphael Mechoulam nel 1998 [2] [3]. Il miglior esempio descritto fino a questo momento è la coppia THC-CBD, la cui combinazione fa si che il THC si distribuisca meglio, che aumenti la biodisponibilità (il nostro corpo utilizza la quantità disponibile nella maniera più efficace) e riduca i possibili effetti secondari [4]. Anche se ci sono pochi studi sul tema, si crede che l’effetto entourage non dipenda solamente dall’interazione tra i differenti fitocannabinoidi, ma più dall’interazione funzionale tra i cannabinoidi e le componenti non cannabinoidi della pianta, come i terpeni e i flavonoidi.

L’effetto entourage è l’interazione tra i fitocannabinoidi come il THC e gli altri elementi presenti nella pianta. Nel caso della Cannabis Sativa L, si stanno studiando le interazioni tra terpeni, flavonoidi e al momento dell’ingestione, con endocannabinoidi come l’anandamide.

La mancanza di informazioni sull’effetto entourage ha portato il Dr. Ethan Russo dell’Università del Massachusetts a pubblicare una sperimentazione sulla sinergia di fitocannabinoidi e terpeni nel 2011.

A volte ci sono patologie che non possono essere trattate con un solo cannabinoide. La sinergia tra i diversi cannabinoidi produce anche l’effetto entourage, molto utile per il trattamento di malattie in cui un singolo componente non è sufficiente. In questo senso, diverse pubblicazioni sostengono che il THC spiega i principali benefici medicinali della cannabis, come l’effetto analgesico.

Tuttavia, ci sono altri studi che sostengono che il CBD e altri componenti della cannabis raggiungono la sinergia con il THC, aumentando i suoi benefici, antagonizzando gli effetti avversi e producendo meno tossicità rispetto al solo THC.

La gamma di effetti dei fitocannabinoidi è molto ampia ed è per questo che la loro applicabilità nelle future applicazioni terapeutiche deve essere ulteriormente approfondita.

Allo stesso modo, questi due terpeni e pinene possono aiutare ad aumentare l’effetto del THC sulla demenza nei pazienti affetti da Alzheimer. Il linalolo, insieme a cariofillene e mircene, può aumentare gli effetti di diversi cannabinoidi sui problemi del sonno. Infine, il cariofillene, il mircene e il pinene possono essere utili nel fornire un supporto adiuvante nel trattamento delle dipendenze

Recentemente sono stati proposti quattro meccanismi fondamentali di sinergia (Wagner e Ulrich-Merzenich, 2009):

  1. Effetti multi-target
  2. Effetti farmacocinetici come una migliore solubilità o biodisponibilità
  3. Interazioni degli agenti che influenzano la resistenza batterica
  4. Modulazione degli effetti negativi che possono essere ottenuti dall’entourage

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Cannabinoidi Sintetici

cannabinoidi sintetici sono generati, come il nome indica, in maniera artificiale, tenendo conto delle qualità degli endocannabinoidi e dei fitocannabinoidi.

Essendo gli estratti realizzati proprio in laboratorio e riproducendo le caratteristiche più rilevanti degli endocannabinoidi, essi lavorano e sono metabolizzati nei recettori CB1 e CB2, però non possiedono la stessa efficacia dei fitocannabinoidi o degli endocannabinoidi, né effetti farmacologici potenti quanto quelli del THC [5].

I primi cannabinoidi sintetici si svilupparono negli anni Settanta, con l’obbiettivo di esplorare e comprendere le vie del sistema cannabinoide endogeno.

Alcuni cannabinoidi sintetici, come il Dronabinol e la Nabilona, si utilizzano a livello medico nel trattamento di nausea e vomito, provocati dal trattamento chemioterapico, o nel caso di anoressia causata dalle immunodeficienze dovute alle sue proprietà oressigeniche.

Il THC è approvato dalla FDA per trattare la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia in persone che non rispondono ad altri trattamenti. Viene anche usato per stimolare l’appetito nelle persone sieropositive

Il dronabinol (Marinol) è la forma sintetica del THC che si trova sotto forma di capsule, soluzione orale o inalata.

D’altra parte, in Spagna esiste un solo precedente per un farmaco composto da Tetraidrocannabinolo chiamato Sativex, una soluzione farmacologica sviluppata da GW Pharma, composta da CBD e THC (rapporto 1:1), indicata per il trattamento del dolore e della spasticità nelle persone con sclerosi multipla. [3]

Il Nabilone (Cesament) è un altro farmaco approvato a base di THC sintetico usato per palliare il vomito causato dalla chemioterapia

Struttura molecolare del tetraidrocannabinolo e dell’acido tetraidrocannabinolico


Bibliografia sui Cannabinoidi

El Sohly M, Waseeem G. Constituents of Cannabis Sativa. In: Pertwee RG, editor. Handbook of Cannabis. Oxford, United Kingdom: Oxford University Press; 2014. p. 3-22.

Ben-Shabat S, Fride E, Sheskin T, Tamiri T, y cols. An entourage effect: inactive endogenous fatty acid glycerol esters enhance 2- arachidonoyl-glycerol cannabinoid activity. Eur J Pharmacol. 1998;353(1):23-31.

Russo EB. Taming THC: potential cannabis synergy and phytocanna- binoid-terpenoid entourage effects. Br J Pharmacol. 2011;163(7):1344-64.

McPartland JM, Russo EB. Non-Phytocannabinoid Constituents of Cannabis and Herbal Synergy. In: Pertwee RG, editor. Hand- book of Cannabis. Oxford, United Kingdom: Oxford University Press; 2014. p. 280-95.

Mechoulam R. Cannabis – the Israeli perspective. J Basic Clin Physiol Pharmacol. 2016, 27(3):181-187

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