Come già spiegato in molti dei nostri articoli, i cannabinoidi sono classi di composti chimici che agiscono su specifici recettori, nelle cellule del cervello e del corpo, che alterano e/o regolano molte funzioni fisiologiche, modulando i segnali nel sistema endocannabinoide. Oggi vogliamo approfondire l’argomento del THCa e del CBDa, due cannabinoidi acidi.
I cannabinoidi sono stati classificati in endocannabinoidi (prodotti in modo endogeno nei corpi degli animali), fitocannabinoidi (che si trovano nella pianta di cannabis) e cannabinoidi sintetici (prodotti chimicamente in laboratorio). La maggior parte degli studi, al giorno d’oggi, si concentra su quei cannabinoidi naturalmente prodotti dalla pianta, come il THC ed il CBD, ma sta aumentando la quantità di studi sui cannabinoidi meno conosciuti.
Mentre fin ora il CBD ed il THC sono generalmente considerati come il potere medicinale della pianta, in questo articolo faremo un breve riassunto delle ultime scoperte sui benefici di due cannabinoidi acidi: THCa e CBDa.
I fitocannabinoidi nella crescita della pianta di cannabis
Nel 1963 un gruppo di ricercatori[1], guidati dal dottor R. Mechoulam, isolò e riportò la struttura chimica del CBD. Un anno dopo, lo stesso gruppo riuscì finalmente ad isolare anche il THC ed a delucidare la sua esatta struttura[2].
Qualche anno dopo, per una migliore comprensione della biogenesi dei cannabinoidi, il gruppo comprese l’importanza dell’isolare e classificare tutti i cannabinoidi acidi[3]. Insieme al cannabidiolico acido, vennero identificati il cannibinolico ed il cannabigerolico acido. Successivamente, vennero anche classificati due ∆⁹-THC acidi, A[4] e B, così come il ∆⁸-THC acido ed il cannabielsoico acido.
Successivamente, è stato pubblicato un possibile percorso per la biogenesi dei cannabinoidi nella pianta. Il gruppo ritenne che sarebbe possibile che alcuni dei naturali cannabinoidi neutri siano artefatti formati da differenti processi: decarbossilazione, ossidazione (cannabielsoico acido), ciclizzazione fotochimica (cannabiciclolo) o isomerizzazione di altri costituenti (∆⁸-THC e ∆⁸-THC acido)[5].
Cannabinoidi Acidi: THCa e CBDa
I due principali cannabinoidi, THC e CBD, non si presentano in forma neutra nella pianta di cannabis. Durante la crescita della pianta, infatti, essi appaiono nella loro forma acida, come THCa e CBDa. Non appena questi cannabinoidi acidi vengono riscaldati, entra in gioco una reazione chimica chiamata “decarbossilazione”, conosciuta anche come attivazione.
Come risultato del riscaldamento, questi due cannabinoidi cambiano forma per diventare THC e CBD. Questo processo di riscaldamento può essere il risultato del fumo, della vaporizzazione, del riscaldamento di un miscuglio di burro e cannabis, ma in effetti esso inizia già in piccola parte durante il processo di essiccazione della pianta, una volta pronta.
In merito al THC, l’attivazione del THC acido, al fine di ottenere la forma decarbossilata, è ciò che rende psicoattivo il THC[6]. Consumare il THC acido non produrrà alcun effetto di “sballo”, dal momento che esso lavora su differenti canali che non causano alcun effetto psicoattivo. Quando decarbossilata, la molecola cambia la sua struttura eliminando dalla sua composizione acida un gruppo carbossilico (COOH). Questa conversione trasforma i cannabinoidi acidi nel loro stato neutro, che interagisce con i recettori CB-1 e CB-2 e produce gli effetti psicoattivi, comunemente associati all’ingestione o al fumo di cannabis.
Mentre comprendiamo gli effetti psicoattivi e terapeutici dei cannabinoidi neutri, come interagisce con il corpo umano la molecola acida originale?
Benefici medicinali del THCa e del CBDa (Cannabinoidi Acidi)
Quando parliamo di concetti fisiopatologici di così alto livello, è opportuno dare un’occhiata a come questi composti acidi lavorano in natura.
Quando la cannabis raggiunge la sua maturità, il THCa si accumula in alte concentrazioni nei fiori e nelle foglie. Il suo scopo è di indurre la morte cellulare, conosciuta come necrosi, creando un sentiero nella membrana mitocondriale delle cellule. Questa azione mantiene la salute della pianta matura, forzando l’eliminazione di cellule morte, morenti o danneggiate.
Gli esseri umani presentano un meccanismo simile in merito alla morte cellulare programmata[7]. Questo termine è comune quando si parla di cancro, dal momento che un errore nella morte cellulare programmata permette alle cellule malate di rimanere attive. La proliferazione di queste cellule malate potrà quindi sfociare nel cancro. Sebbene sia una scoperta importante, questa non chiarisce ampiamente come questi cannabinoidi supportino la salute umana ed ulteriori studi sul THCa sono necessari.
Ad oggi, sappiamo che i cannabinoidi acidi sembrano non interagire con i recettori cannabinoidi. THCa e CBDa (Cannabinoidi Acidi) coinvolgono il sistema endocannabinoide umano, alterando l’efficacia di quattro funzioni primarie: il rilascio del COX-1, l’inibizione del COX-2, l’inibizione del TNF-Alpha ed il rilascio dell’interleuchina-10[8]. Brevemente, ciò significa che tali cannabinoidi supportano attivamente l’abilità del nostro corpo di ridurre l’infiammazione, di incrementare il sistema immunitario, e di diminuire significativamente i livelli di dolore generale.
Sebbene manchino ricerche sostanziali sul CBDa, l’evidenza preliminare in laboratorio suggerisce che il CBDa potrebbe aiutare quattro in distinte aree terapeutiche. Queste riguardano:
- Infiammazione
- Nausea e vomito
- Epilessia
- Ansia
Il CBDa contro l’infiammazione
La ricerca di laboratorio in vitro ha mostrato che il CBDa possiede potenziali proprietà antinfiammatorie, dovute all’inibizione dell’attività del COX-2 (ciclossigenasi)[9]. Il COX-2 è espresso dalle cellule che sono coinvolte nell’infiammazione ed è emerso come l’isoforma, principalmente responsabile della sintesi dei prostanoidi (PG – un gruppo di acidi grassi complessi), sia coinvolto in stati infiammatori acuti e cronici dei processi patologici[10].
I farmaci antinfiammatori non steroidei classici (FANS) hanno mostrato la capacità di inibire l’attività sia del COX-1 che del COX-2. L’inibizione del COX-2 dipendente dalla sintesi del PG giustifica gli effetti antinfiammatori ed analgesici dei FANS, mentre la soppressione del COX-1 può generare molti effetti collaterali indesiderati.
Tuttavia, si presume che gli specifici inibitori dell’enzima COX-2 possano avere azioni terapeutiche ideali, simili a quelle dei classici FANS, senza però produrre alcun effetto collaterale, solitamente causato dall’inibizione delle attività del COX-1.
Il CBDa contro la nausea ed il vomito
Molti studi hanno mostrato l’effetto del CBD nella riduzione di nausea e vomito, tramite l’indiretto agonismo ai recettori 5-HT1A situati nel tronco cerebrale[11]. Il CBDa inibisce il comportamento da nausea indotta nei ratti, potenziando in qualche modo l’attivazione dei recettori 5-HT1A, curiosamente ad una concentrazione inferiore al CBD.
Sarà pertanto necessario cercare di individuare i meccanismi per cui il CBDa induce il potenziamento dell’attivazione del recettore 5-HT1A. Ciò potrebbe essere investigato effettuando esperimenti in vitro con cellule 5-HT1A trasfettate, che non esprimono altri tipi di recettori. In aggiunta, il CBDa ha anche mostrato l’abilità di sopprimere il vomito indotto da tossina e da movimento nei toporagni.
Il CBDa come farmaco antiepilettico
In un brevetto registrato nel 2015 da GW Pharma[12], l’effetto anticonvulsivo del CBDa è stato studiato e spiegato. Possedendo già un farmaco a base di CBD per trattare rari tipi di epilessia, come la Sindrome di Dravet, la compagnia notò alcune limitazioni, come la povera biodisponibilità del prodotto e la sua necessità di essere amministrato ad alte dosi.
GW Pharma scoprì che aggiungendo piccole quantità di CBDa, l’effetto terapeutico del farmaco era più potente, in termini di velocità d’azione e potenza d’effetto, mostrando minori possibilità di generare effetti collaterali. Inoltre, esso possiede una maggiore biodisponibilità, che potrebbe significare un più rapido inizio dell’effetto. Infatti, la compagnia prevede di combinare entrambi i cannabinoidi come farmaco antiepilettico, dal momento che il CBDa potrebbe essere utile nel fornire un rapido effetto iniziale, mentre al contempo il CBD fornirebbe un effetto più duraturo.
Il CBDa potrebbe aiutare ansia e depressione
Gli effetti ansiolitici del CBD sono stati ampiamente rimarcati da molti studi sugli uomini con ansia sociale e depressione. Così come il CBD, il CBDa attiva il recettore della serotonina 5-HT1A, conosciuto per l’abilità di modulare le sensazioni di benessere e l’ansia. In uno studio, condotto sui ratti e pubblicato sul giornale di Neuropsicofarmacologia Europea (European Neuropsychopharmacology)[13], si mostrò che il CBDa fornisce effetti antidepressivi a dosaggi 10-100 volte inferiori del CBD, ma nonstante ciò sono necessarie ulteriori ricerche sugli umani.
Cannabinoidi acidi nel trattamento del Cancro
Il CBDa ha recentemente mostrato la possibilità di inibire la crescita del cancro. Il collegamento tra il cancro e la forma acida del CBD fu dimostrato in uno studio del 2012 su cellule di cancro al seno[14]. In questo studio si spiegò che il CBDa può essere coinvolto in qualche modo con la crescita del cancro, tramite la soppressione dell’enzima COX-2, un principale istigatore delle metastasi del cancro al seno, così come di altre forme di tumori[15].
In modo similare, sia il THCa che il CBDa hanno mostrato i loro effetti antinfiammatori, che li rendono potenziali assassini del cancro. Uno studio svedese del 2011 sulla valutazione di sei differenti cannabinoidi[16], includendo anche le loro forme acide, scoprì che tutte le sei sostanze insieme forniscono un maggiore effetto sul processo antinfiammatorio in laboratorio, su linee di cellule di colon al cancro. Hanno inoltre mostrato che tramite l’interferenza in processi infiammatori, essi sarebbero in grado di inibire la proliferazione delle cellule cancerogene.
Mentre la reale efficacia del THCa e del CBDa è ancora sotto investigazione, l’uso di questi cannabinoidi acidi all’interno dell’attuale industria cannabica mostra grandi promesse e merita l’investigazione da parte di ricercatori ed esperti di cannabis.
L’esistente investigazione sui benefici medici sia del CBDa che del THCa, specialmente in merito all’infiammazione e al cancro, mostrano già grandi speranze per coloro che vogliono avere a che fare con i trattamenti a base di cannabis, senza però far fronte agli effetti psicoattivi. Se tutto andasse bene, con maggiori ricerche sull’intera pianta di cannabis, e non solo sul CBD e sul THC in forma neutra, una migliore comprensione di ogni cannabinoide esistente in natura permetterà ulteriori e differenti approcci e metodi basati sulla cannabis medica.
Ti è piaciuto questo post? Lasciaci una tua valutazione. Questo post è stato realizzato in base ad investigazioni esistenti prima della data di pubblicazione dell’articolo. A causa dell’incremento degli studi sulla cannabis medicinale, le informazioni fornite possono variare col tempo e proseguiremo ad aggiornarle nei successivi articoli.
[1] Mechoulam R, Gaoni Y. The isolation and structure of cannabinolic, cannabidiolic and cannabigerolic acids. Tetrahedron. 1965;21:1223–1229. [PubMed]
[2] Gaoni Y., Mechoulam R. (1964) Isolation, structure and partial synthesis of an active constituent of hashish. J Am Chem Soc 86: 1646–1647 [Ref list]
[3] ElSohly, M. A., and Slade, D. (2005). Chemical constituents of marijuana: the complex mixture of natural cannabinoids. Life Sci. 78, 539–548. doi: 10.1016/j.lfs.2005.09.011 [PubMed Abstract]
[4] Guillermo Moreno-Sanz (2016). Cannabis and Cannabinoid Research. Volume 1, issue 1 https://doi.org/10.1089/can.2016.0008
[5] Sirikantaramas, S., Taura, F., Morimoto, S., and Shoyama, Y. (2007). Recent advances in Cannabis sativa research: biosynthetic studies and its potential in biotechnology. Curr. Pharm. Biotechnol. 8, 237–243. doi: 10.2174/138920107781387456 [PubMed Abstract]
[6] Kerstin Iffland, Michael Carus and Dr. med. Franjo Grotenhermen (2016). Decarboxylation of Tetrahydrocannabinolic acid (THCA) to active THC. European Industrial Hemp Association (EIHA).
[7] Guillermo Moreno-Sanz (2016). Can You Pass the Acid Test? Critical Review and Novel Therapeutic Perspectives of Δ9-Tetrahydrocannabinolic Acid A. Cannabis and Cannabinoids Research, Volume 1 issue 1 https://doi.org/10.1089/can.2016.0008
[8] Angelo A. Izzo, Francesca Borrelli, Raffaele Capasso, Vincenzo Di Marzo and Raphael Mechoulam. Non-psychotropic plant cannabinoids: new therapeutic opportunities from an ancient herb. https://doi:10.1016/j.tips.2009.07.006
[9] Shuso Takeda, Koichiro Misawa, Ikuo Yamamoto, and Kazuhito Watanabe (2008). Cannabidiolic Acid as a Selective Cyclooxygenase-2 Inhibitory Component in Cannabis. Vol. 36, No. 9 The American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics 20909/3374428. DMD 36:1917–1921, 2008
[10] Smith WL, DeWitt DL, Garavito RM. Cyclooxygenases: Structural, cellular, and molecular biology. Annu Rev Biochem. 2000;69:145–182. [PubMed]
[11] Cluny NL, Naylor RJ, Whittle BA, Javid FA. The effects of cannabidiol and tetrahydrocannabinol on motion-induced emesis in Suncus murinus. Basic Clin Pharmacol Toxicol. 2008;103:150–156.[PubMed]
[12] Colin Stott, Nicholas Jones, Robin Williams, Benjamin Whalley (2017). Use of cannabinoids in the treatment of epilepsy. International Publication Number: WO 2017/025712
[13] L. Shbiro, D. Hen-Shoval, N. Hazut, G. Zalsman, R. Mechoulam, A. Weller, G. Shoval (2017). Anti-depressant-like effects of cannabidiol and cannabidiolic acid in genetic rat models of depression. European Neuropsychopharmacology, Volume 27, Supplement 4, pages S783-S784, DOI: https://doi.org/10.1016/S0924-977X(17)31426-8
[14] Takeda S, Okajima S, Miyoshi H, Yoshida K, et alt. (2012). Cannabidiolic acid, a major cannabinoid in fiber-type cannabis, is an inhibitor of MDA-MB-231 breast cancer cell migration. Toxicology Letters, 214(3): 314-9. DOI: 10.1016/j.toxlet.2012.08.029
[15] Takeda S, Okajima S, Miyoshi H, Yoshida K, Okamoto Y (2012). Cannabidiolic acid, a major cannabinoid in fiber-type cannabis, is an inhibitor of MDA-MB-231 breast cancer cell migration. DOI: 10.1016/j.toxlet.2012.08.029.
[16] Ruhaak LR, Felth J, Karlsson PC, Rafter JJ, Verpoorte R, Bohlin L. (2011). Evaluation of the cyclooxygenase inhibiting effects of six major cannabinoids isolated from Cannabis sativa. Biological & pharmaceutical bulletin, 34(5):774-8